Archivi del mese: febbraio 2013

Fiaba

C’era una volta il Grillo parlante che strillava nell’orecchio di Pinocchio.

Non fare questo, non fare quello.

Un giorno Pinocchio si è stufato delle sue ramanzine e lo ha schiacciato.

Fine della fiaba.

 

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Poesia: Italia

Italia mia,

così divisa

da sempre cinquanta e cinquanta,

adesso,

trenta, trenta, venti e dieci,

sei diventata proprio brutta.

Mi fai quasi schifo.

Neanche un papa

per pregare.

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Lettera a Silvio Berlusconi

Caro Silvio,

dopo aver ricevuto la Sua lettera con la quale mi promette la restituzione dell’IMU mi siedo davanti al computer e Le scrivo, spinto da un impulso irrefrenabile. Perdonerà la confidenza con cui l’ho apostrofata all’inizio, ma Lei ha fatto altrettanto con me, perciò…

Il punto, Silvio Berlusconi, è che Lei di me non sa niente. E non sapendo niente, non può capire niente. Per cui, mi sforzo di spiegarLe la ragione di tanto mio risentimento.

La prima cosa che cercherò di farLe capire è che la mia IMU non la voglio indietro nemmeno se dovesse vincere le elezioni. La restituzione dell’IMU, dopo un primo brevissimo istante di sollievo, ci trascinerebbe tutti quanti in un profondo sconforto per il Grande Inganno che Lei ancora una volta sta tentando. Lei e la Sua maggioranza in Parlamento quella tassa l’avete votata e dunque l’avete voluta. Debole è la sua obiezione secondo la quale era difficile dire di no a Monti. Il presidente del Consiglio Monti in meno di un anno ha realizzato il suo programma di governo; ha soddisfatto punto per punto ciò che Lei aveva approntato nella sua famosa lettera all’Europa. E quando Monti ha proposto qualcosa che a Lei non andava bene, ha fatto sentire il suo niet, facendo tremare a tutti le ginocchia. Lei avrebbe potuto dire di no all’IMU, sia sincero. E invece non l’ha fatto. Perché sapeva che quella tassa, al momento giusto, Le sarebbe tornata utile. Le avrebbe permesso di risorgere, a Lei, che solo un anno fa politicamente era finito. L’IMU per Lei era un’arma preziosissima, che ha votato con diabolica furbizia. Poi ci sono state le primarie del PD e da allora è iniziata la rinascita. Togliendo per tempo il sostegno al Governo Monti, e lasciando il PD solo a reggere la baracca, Lei si è smarcato con straordinaria agilità, ha fatto cadere il governo tecnico che tanto aveva fatto arrabbiare gli italiani con le sue tasse e Lei per primo ha potuto sfruttare l’arma micidiale dell’IMU, così odiata da tutti i contribuenti. Il PD, ancora una volta troppo lento e troppo ingenuo, non ha capito che non si fanno i patti col diavolo, perché si rimane scottati.

Il punto è che, restituendoci l’IMU, come era già accaduto per l’ICI, creerebbe un buco incolmabile nelle casse dello Stato, a cui potrebbe rimediare solamente mediante una serie di tagli drastici allo stato sociale, creando un decremento dell’ISU, un aumento esponenziale della povertà e dunque della malavita. Ciò significherebbe un colpo mortale per servizi fondamentali come la sanità e soprattutto come la scuola, Silvio Berlusconi, a cui non resta altro che piangere. Lei andava tanto male a scuola? Perché tanto livore contro la scuola pubblica? Eppure la scuola è un’istituzione fondamentale. Gli insegnanti ogni mattina si svegliano e combattono contro l’ignoranza, l’arroganza e la povertà spirituale di questa nostra società senza mezzi né sostegni, e talvolta contro padri e madri prepotenti e presuntuosi che, anche da Lei, hanno imparato che colui che urla più forte ottiene ragione.

Dunque, Silvio Berlusconi, la mia IMU non la rivoglio indietro. Anche perché non si capisce come mai dovrebbe restituire solo l’IMU, quando non addirittura tutto il resto del carico fiscale che opprime tutti noi cittadini della classe media. O tutto, o niente, Silvio Berlusconi. Non ci accontentiamo delle noccioline. Per rieleggerLa, dopo quanto hanno fatto i Suoi governi, sul tavolo deve mettere cifre astronomiche, non i quattro spiccioli dell’IMU. Per inciso, chi paga l’invio delle Sue lettere? Immagino noi cittadini, mediante il rimborso elettorale. Non è elegante farsi belli con il denaro altrui, lo sa?

Il punto, però, è un altro. Ciò che Lei avrebbe dovuto promettere di restituire con quella lettera non è l’IMU, denaro che peraltro è già di fatto nostro e che noi abbiamo devoluto, volenti o nolenti, allo Stato, che è nostro, non solamente Suo. Lei, Silvio Berlusconi, deve restituirci ben altro. Qualcosa di cui ci ha privati subdolamente per ottenere il consenso che le a permesso di vivere da protagonista quasi vent’anni di politica italiana. Mi riferisco alle parole, Silvio Berlusconi. Agli slogan. A quel Forza Italia, che tanto innocentemente noi italiani levavamo negli stadi per sostenere i nostri calciatori, o azzurri, o popolo, o libertà. Tutte parole di cui Lei si è indebitamente impossessato e che ha mascherato, sottraendo loro il reale significato e reimpiantandone un altro, strumentale, politico, di parte, privandoci della gioia di poterle ancora pronunciare con innocenza. Rivogliamo le nostre parole, Silvio Berlusconi, ripulite, restituite alla purezza di significato che avevano un tempo.

Non può cavarsela come un padre assente per molti anni che per ricucire i rapporti coi propri figli, adesso ci compra il regalino dell’IMU. Non funziona così. Il punto è che non c’è più rimedio per fare pace con noi. I tempi stanno cambiando. Si sente nell’aria. E Lei non può farci niente. Potrà anche vincere le elezioni, Silvio Berlusconi. Ma non sarà più come una volta. Noi italiani non vogliamo indietro la nostra IMU. Rivogliamo la nostra purezza. La nostra innocenza.

Per questo, Silvio Berlusconi, non la voterò, come non l’ho mai votata.

Le faccio i miei auguri

Andrea Maggi

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Decalogo di ciò a cui non vorrei assistere a una settimana dalle elezioni (a cui continuerò ad assistere)

1. A comizi in luoghi chiusi dove i candidati si trincerano mostrandosi forti all’interno del loro piccolo habitat.

2. A comizi in luoghi aperti dove folle osannano chi non è il Messia.

3. A comizi conditi di slogan.

4. A comizi privi di contenuti programmatici.

5. A candidati con i loro nipoti.

5 bis. A canddiati con fidanzate che, anargaficamente, potrebbero essere le loro nipoti.

6. A candidati con i loro cani (cani nel senso di animali).

7. A candidati che litigano a distanza e che non dibattono tra loro, ridicoli quanto due pugili che si insultano via Skype, ma che non hanno il fegato di affrontarsi sul ring.

8. A candidati che continuano a non ascoltare le reali esigenze dei cittadini e che giocano a spararle uno più grossa dell’altro.

9. Ai tweet dei politici (c’è qualcosa di più grottesco?)

10. All’uso di espressioni prive di senso come “voto utile”, “voto di protesta”, “antipolitica”, “astensione dal voto” (chi non voterà non si asterrà, bensì manderà un messaggio ben preciso. Sono i politici che si astengono dal fare ciò che dovrebbero fare) und so weiter…

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Io non voglio… io pretendo

Io pretendo di vivere in una città come Curitiba, città ecologica del Brasile con 55 metri quadrati di verde per persona. Non cinque centimetri quadrati risicati, come qua. E’ la prima isola pedonale del mondo. Ogni cosa costruita a Curitiba è pensata per l’ecosostenibilità. Nel 1950 contava 300 mila abitanti. Negli anni Novanta ha sfondato i due milioni. Ha affrontato gravi problemi come la disoccupazione, il traffico, la malavita, il degrado, e oggi è la prima città ecologica del mondo.  L’energia utilizzata è tutta di natura biologica. Dunque, cari miei, si può fare.

In questa campagna elettorale mi aspettavo una svolta. Un cambio di rotta netto. Perché da una crisi si esce solo con grandi idee rivoluzionarie.

Invece stiamo assistendo alla mercificazione dei voti con denaro altrui da una parte, e a pallide prospettive di alleanze, tanto improbabili quanto instabili dall’altra, tra candidati troppo cauti e paurosi.

Non esiste politica estera nella mente dei candidati alle prossime elezioni, che sarebbe il volano principale per sfuggire alla morsa di un sistema economico logorato e incancrenito come il nostro.

L’ottusità non ci porterà da nessuna parte.

Chissà se a Curitiba c’è un posto anche per me.

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