Uno scorcio di Mantova, città sempre ricca di magnifiche sorprese
Sabato 8 settembre mi sono alzato alle sei e un quarto. Non è che avevo dormito molto bene. Ho fatto colazione. Non è che avevo tanta fame. Ho dato un bacio a mia moglie e sono andato in stazione a Pordenone. Ho preso il treno e sono arrivato a Mestre. Ho cambiato e sono arrivato a Verona. Ho cambiato ancora e sono arrivato a Mantova. Erano le tredici e trenta. Ho fatto un giro per le varie piazze dove si stava tenendo il Festivaletteratura. Alcuni teleschermi in piazza delle Erbe trasmettevano l’incontro del giorno prima con Claudio Magris. Grande come sempre. Mi sono fermato ad ascoltarlo e ho mangiato i miei due panini al latte con prosciutto cotto. Ho bevuto mezzo litro d’acqua perché faceva caldo. Finiti i panini avevo voglia di un caffé. Magris mi perdonerà se non l’ho seguito fino alla fine. Il bagno del bar aveva lo scarico del condizionatore che sparava aria calda sdiretta sul water. Sembrava di essere in mezzo al Sahara. Ho pisciato e contemporaneamente ho fatto la sauna. Ho bevuto il caffé e sono andato a passeggiare un po’ lungo la sponda del lago inferiore. C’erano dei pescatori che prendevano un sacco di pesci. Per la verità, uno non ha preso un cazzo. Mi sono seduto su una panchina e ho letto un po’ I fratelli Karamazov. Semplicemente mitico. Alle tre mi sono alzato dalla panchina e mi sono avviato verso via Verdi. Prima di andarmene dal lago, ho staccato una ghianda verde dal ramo di un albero. Questo particolare è importante. Sono passato per la piazza sul retro del Duomo dove Marino Sinibaldi aveva appena iniziato la puntata speciale di Fahrenheit su RadioRai Tre. C’era un casino di gente. Sono entrato in Duomo. Un intrico di impalcature impediva di ammirare la magnificenza dell’interno. Mi sono seduto. Ho respirato un po’ in silenzio. Continuavo ad essere nervoso. Alle tre e mezza sono uscito e sono andato in via Verdi. Prima di entrare nella libreria IBS.it ho gettato a terra la ghianda e l’ho schiacciata sotto il tacco della scarpa con rito scaramantico. Quindi sono entrato. Ho preso posto tra gli spettatori dell’incontro delle sedici. Il tema era la proclamazione dei vincitori del Torneo Letterario Ioscrittore, edizione 2012. Alle quattro la sala era strapiena. Ho incominciato a sudare. C’era molto nervisismo. Al tavolo dei conferenzieri si sono seduti Stefano Mauri, Luigi Spagnol, Oliviero Ponte di Pino, Massimo Gramellini, Marco Malvaldi e Giuseppe Pederiali. Oliviero Ponte di Pino dall’alto del suo seppur divertente sadismo ha prolungato la cerimonia per un’ora e mezza. Intanto ho continuato a sudare come un cinghiale. Finalmente hanno annunciato, ad uno ad uno e in ordine sparso, i titoli dei vincitori del torneo.
Mi hanno chiamato per ultimo. Credevo di morire. Ma mi hanno nominato.
Ho vinto per la seconda volta. La prima è stata con Apollofane e il reduce di guerra. Stavolta con L’innocenza del licantropo, il seguito del precedente.
Sono felice.